Parafrasando, un anno dopo, il titolo della nostra App, c’è una piccola differenza al posto di “lavoro e futuro” (Manutenzione T&M, giugno 2017), c’è “giovani e lavoro” (Manutenzione T&M, giugno 2018). Perché?
Ieri, il 24 maggio per chi legge, ho partecipato all’annuale meeting della Confartigianato, l’argomento quest’anno era incentrato sui giovani: “I Care, investire sui giovani per costruire futuro”.
Un argomento che trovo spesso sottotraccia nel dialogo quotidiano con i tecnici di manutenzione, è una preoccupazione nemmeno troppo velata rispetto alle operazioni future, sia perché vi è una sostanziale incertezza nel percepire le molteplici direzioni della evoluzione tecnologica, sia perché c’è la consapevolezza riguardo alle difficoltà che incontrano le nuove leve all’inserimento nel mondo del lavoro.
L’incontro della Confartigianato, pur non essendo incentrato nello specifico sulla manutenzione, riguardo alle nuove leve, ai giovani, ne ha evidenziato diverse criticità. Criticità che sono ancora più elevate nel variegato mondo della manutenzione, un terreno di confine fra scienza e arte. Un po’ come la medicina, ben lontana dall’essere una scienza esatta, anche il “medico delle macchine”, il manutentore, si affida molto spesso ad intuito e ad esperienza, come un artista, appunto.
E quindi, come abbiamo spesso evidenziato, il suo terreno formativo-esperienziale assomiglia più all’Atelier rinascimentale che non all’aula scolastica. Il valore dei laboratori, delle scuole tecniche, dei Fab Lab è fuori discussione, ma quanti veramente si impegnano a promuoverne i percorsi, a sostenere la domanda che emerge dalle imprese e che spesso non trova soddisfazione nel mercato del lavoro se non importando lavoratori dall’estero?
La formazione o la carenza formativa è uno degli elementi chiave, sia per un soddisfacente inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, sia per rispondere al turnover pensionistico che sempre più spesso interessa le nostre aziende manifatturiere, al punto da comprometterne la competitività.
Analizzando i dati emersi durante lo scorrere del meeting e degli interventi è impressionante il divario che c’è fra il nostro paese e i nostri principali partner (o competitor?) europei.
Ad esempio, nel 2017, in Italia solo il 4,2% dei giovani under 30 studia ed è in formazione e contemporaneamente lavora, quota nettamente più bassa rispetto alla media del 14,7% rilevata nell’Unione Europea. In Europa, la Germania raggiunge la quota massima del 22,9%, al cui confronto il misero 4,2% dell’Italia, ci fa riflettere.
Ma la Germania è un paese che ha una solida tradizione di formazione che alterna scuola e lavoro, mentre in Italia un piano similare, inserito nella cosiddetta legge sulla “Buona Scuola”, è stato introdotto solo nell’estate del 2015 e, a quanto pare, il governo che in questi giorni si sarebbe dovuto insediare nel nostro paese aveva inserito fra i punti del suo programma la cancellazione della Buona Scuola, annessi e connessi, compresa l’alternanza scuola-lavoro.
Un altro dato impressionante è il tasso di abbandono prematuro dei percorsi di istruzione che per i nostri giovani è pari al 14% a fronte di una media UE del 10%.
L’Italia, in pratica, in questa classifica dei peggiori, è dietro solo a Malta, alla Romania e alla Spagna, a paesi quindi che non vantano la stessa tradizione manifatturiera italiana.
Questo poi a fronte di una generale disponibilità delle imprese italiane ad ospitare studenti nell’ambito di processi di alternanza scuola lavoro che a detta degli esperti, se incentivati, porterebbero ad una drastica riduzione nell’abbandono dei percorsi scolastici. I dati che ho citato sono stati raccolti dall’Osservatorio della Confartigianato, il quale appare come molto qualificato a sondare il fenomeno, specie per la manutenzione.
Infatti, oltre che nella PMI, anche nella medio-grande impresa, con l’eccezione dei lavori richiesti direttamente ai fornitori dei macchinari, c’è una diffusa tendenza ad appaltare i lavori di manutenzione a microimprese specializzate, spesso di natura artigiana. La polverizzazione del mercato comporta ulteriori maggiori difficoltà ad utilizzare i canali tradizionali per la formazione “on the job”, appannaggio delle imprese di manutenzione più grandi, e, parallelamente, le microimprese manutentive non seguono più il tradizionale modello dell’Atelier, spinte da una ricerca parossistica di efficienza a ridurre il più possibile gli investimenti, in formazione, e – dove possibile, appalti permettendo – nella sicurezza.
Eppure, siamo tutti consapevoli che prima o poi noi “anziani” lasceremo il lavoro nelle mani dei più giovani, sui quali però non abbiamo saputo o voluto investire nella loro preparazione.
È una criticità che l’amico Joel Leonard ha da diversi lustri evidenziato (“On the maintenance crisis”, 2002) al punto da interessare il Congresso, il quale ha poi contribuito al grande rilancio della formazione scolastica tecnica e professionale negli USA. Ragion per cui le imprese americane sono riuscite col tempo a colmare in gran parte questa criticità, e a tornare competitive nel versante della manutenzione.
In che modo vogliamo gestire questo “rischio” nella manutenzione professionale?
Il mondo delle scuole tecniche, con una crescente disponibilità di fondi assegnati dal Ministero, ha investito e sta investendo in macchinari, tecnici, percorsi formativi moderni ed eccitanti, creando le premesse per l’ottenimento di buoni risultati.
Rimane un problema di marketing, sia presso le famiglie, dove la scuola tecnica o professionale non gode di buona stampa, e finisce con l’attrarre prevalentemente giovani che vedono la scelta come una soluzione di ripiego, segnando poi alti tassi di abbandono; sia presso la società, dove gli studenti più promettenti sono indirizzati verso i licei e a successivi percorsi universitari. È inutile citare Papert (USA, MIT) o Senofane (Grecia, 500 a.C.), noi siamo il paese di Galileo e della Montessori, il paese del Rinascimento, degli Atelier, e dei processi educativi dell’imparare facendo.
Non possiamo sottrarci, pertanto, ad un rinnovamento ideologico verso i lavori di manutenzione, indirizzandovi i giovani migliori e un po’ meno che migliori, ma soprattutto tanti, dato che nessuna Società può campare senza Manutenzione.
Maurizio Cattaneo, Amministratore di Global Service & Maintenance