Con questo appellativo si rivolgeva il domestico a chi nella famiglia di residenza lo interpellava per una richiesta di qualche natura pratica. Si passava allo svolgimento di quanto richiesto, con un atteggiamento sottomesso, direi defilato, e con la manifesta disponibilità ad operare limitata al tempo necessario per espletare la mansione prevista; a seguire, il rientro negli spazi riservati appunto alla "servitù".
Al riguardo delle figure indispensabili alla gestione della "domus" e poi a seguire dei palazzi, ma anche delle più modeste abitazioni della borghesia fine '800 si sono dette molte cose, tese in genere a denigrare, tale istituzione. In effetti non si poteva certo definire la vita di un "servo" come una situazione invidiabile; ma in realtà non così malvagia come spesso e' stata dipinta.
Una famiglia benestante poteva offrire cibo, rifugio e protezione (e magari, perché no, anche soprusi) che altrove per chi non apparteneva alle categorie dei cittadini a pieno titolo non era possibile ottenere.
I ruoli e le mansioni risultavano del resto ancora generici in un ambito produttivo industriale di metà '900; l'avvicendamento in turni e competenze "multi purpose" sono previsti ed incentivati. Le vere e proprie sfide in diverse "skill" hanno ancora un'ampia potenzialità di espressione.
Mentre i nuovi sistemi sempre più automatizzati, richiedono un approccio totalmente diverso; chi svolge una certa mansione, deve acquisire la tecnica specifica, imparando a muoversi all'interno di un determinato reparto, nel pieno rispetto di regole dettate soprattutto dalla Sicurezza gestionale. Ciò diventa cogente per chiunque svolga una certa attività professionale, nel rispetto di capitolati e disciplinari tecnici, ma non solo.
Anche le terminologie con cui si viene identificati si modificano radicalmente, alla luce di tali trasformazioni metodologiche.
La "donna di servizio" diviene oggi una "collaboratrice domestica" e con ciò acquisisce un riconoscimento sociale un tempo inimmaginabile; le vengono assegnate mansioni che prevedono compiti impegnativi, in una famiglia sempre più eterodossa, con magari degli anziani disabili da accudire. Per questo impegno ha pieno titolo ad un compenso equo, con regolare corresponsione di contributi assicurativi.
E sempre a tale riguardo, del rapporto cioè tra specializzazione e competenze, nei confronti dei "mestieri generici" di più ampia latitudine dal punto di vista dell'adattamento al variare del contesto socio economico, ripensavo di recente ad alcuni passaggi epocali in cui è stata coinvolta la città in cui vivo.
Firenze, sin dal ?500 è stata al centro di movimenti culturali (arti figurative e pensiero speculativo) derivanti dai numerosi insediamenti di famiglia di banchieri e "strozzini"ovviamente benestanti.
Le varie forme di protezione delle arti ed i risvolti di un mecenatismo, talvolta non miope, anzi prodigo, hanno prodotto i numerosi capolavori in cui ancora oggi è possibile imbatterci. Non ultima la splendida "quadreria" del Granduca, oggi Museo degli Uffizi, un tempo collezione privata di opere di inestimabile valore di una famiglia tra le più ricche del globo (di allora).
Ma ciò che non tutti i comuni mortali hanno avuto modo di poter osservare in diretta, sono gli innumerevoli incunaboli, volumi e documenti, raccolti in biblioteche storiche e fondazioni, tra cui i "Georgofili" e la "Accademia della Crusca" che sin dalla nascita hanno avuto il compito di conservare (fin dove possibile) la lingua (oggi definita) italiana in maniera che esistesse un legame indissolubile tra il passato ed il presente.
Facendo in modo che i vari argomenti trattati potessero essere fermati, imprimendoli sulla carta, prima ed interpretati, successivamente, al bisogno. Parliamo di documenti agiografi, e poi stampati, con passaggi talvolta complessi; pagine dal fascino incredibile, ma soprattutto (a costo di un minimo sforzo nella lettura) sono ancora perfettamente intellegibili!
Ovvero la grafia, evolutasi in caratteri di stampa, ha consentito di tramandare quasi integralmente il sapere di secoli di civiltà, oramai trascorse; il tutto raccolto in documenti unici che rappresentano gli elementi fondanti del nostro essere cittadini di una certa nazione.
Ed a tale riguardo (parlando del significato del Service qualificato) immaginiamo per un attimo di avere assistito al "trasloco" del Governo Sabaudo (al tempo Regno d'Italia) da Torino verso Roma; i fatti li conosciamo. Il Papa (Pio IX) non avrebbe accettato tout court l'insediamento a danno del potere temporale ecclesiastico di una "masnada" di piemontesi a gestire le faccende terrene.
Per cui, per circa cinque anni (1865/71) si "traccheggiò"con una sosta forzosa a Firenze. Il Governo di allora era relativamente snello, rispetto ai numeri attuali, ma di contorno c'erano i vari burocrati, oltre a centinaia di scrivani, copisti, notai, contabili etc, etc.
Per tutti costoro (in attesa dell'avvento della macchina da scrivere o del PC) si dovette pensare ad una sede fisica adeguata, in cui operare, ed un alloggio decoroso per dimora.
Siamo in un'epoca in cui leggere e scrivere sono "servizi" appannaggio di numeri ristretti di popolazione, di cui oltre il 70% risulta analfabeta.
In tempi eccezionalmente brevi si realizzarono centinaia di alloggi di un certo pregio, oltre a villette per i notabili, che modificarono fortemente il panorama cittadino. Nel frattempo c'era chi (sotto la guida dell'Arch. Poggi) provvedeva a smontare le immense mura medievali, sostituendole con dei boulevards di tutto rispetto, in stile mitteleuropeo.
Tutto ciò per dire che a fronte di un progetto di ridislocamento della funzione "scrittura" si è dovuto procedere alla costruzione di interi quartieri allo scopo di alloggiare chi per l'appunto aveva una tale mansione?
Progetti oggi inimmaginabili, data la dimensione e l'impegno, non solo economico, che hanno rappresentato.
Nel tempo in cui stiamo editando questo numero di Manutenzione numerose attività (appartenenti in parte anche ai cosiddetti Servizi) divengono obsolescenti, per il continuo mutare del quadro generale di riferimento. Le città, come dei sistemi viventi, si trasformano, la tecnologia sviluppa nuovi prodotti, a ritmi esponenziali.
Le "botteghe" si svuotano, mentre nuove richieste di prestazioni qualificate si affacciano, magari attraverso il web (talvolta esclusivamente in spazi virtuali).
Sempre parlando di "stampa" si è passati dal ricorso ad un "outsourcing" inevitabile, quale la tipografia, attraverso la copisteria, per poi arrivare alla possibilità di editare in casa propria il testo prescelto, impaginato nel modo desiderato, con una piccola stampante a getto d'inchiostro! In poco più di venti anni lo scenario della carta stampata ha subito radicali trasformazioni.
Ma se affrontiamo il problema della gestione di tecniche produttive, in impianti molto più complessi ed articolati, ecco che il "ricambio generazionale" di sistemi e procedure mirate al controllo, risulta gioco forza meno celere. La esternalizzazione di servizi qualificati e qualificanti, in ottica di Sicurezza ed Efficienza gestionale diviene quindi un'istanza inevitabile.
Nessuna azienda di media taglia può oggi prevedere nel proprio organico figure eccessivamente specializzate, il cui impiego potrebbe essere così randomico nel tempo, da far ipotizzare che il loro costo possa essere ascritto tra le voci "improduttive". Lo stesso approccio gestionale basato sul "TPM" prevede infatti una condivisione di ruoli e mansioni che si compenetrano, interfacciando tra sè le varie figure del processo produttivo.
In questa edizione della rivista vogliamo condividere con i lettori alcuni spunti di riflessione su cosa sia possibile ottenere in termini di vantaggi non solo economici, attraverso l'identificazione di un partner qualificato per la gestione di alcuni passaggi strategici, nell'ambito della propria realtà industriale.
Buona lettura
Giuseppe Adriani, MECOIL Diagnosi Meccaniche Srl - Consigliere AIMAN