Si è tenuta lo scorso 10 febbraio, presso l'Unione Industriale di Torino, la conferenza stampa sui risultati relativi all'esercizio 2015 di SKF.
Tenuta per la prima volta da Ezio Miglietta, dallo scorso maggio nuovo Amministratore Delegato di SKF Industrie in sostituzione di Aurelio Nervo, la conferenza è stata condotta insieme a Marco Sabbadini, Finance Director, e Giampaolo Ceva, Direttore delle Risorse Umane.
Come di consueto l'incontro si è concentrato su una prima analisi dei risultati del gruppo a livello worldwide, per poi approfondire il discorso relativo all'Italia.
Lo scenario globale
Per quanto riguarda il bilancio del gruppo, si è segnalato un andamento altalenante per il 2015, con un quarto trimestre caratterizzato da una domanda tendenzialmente in linea con le previsioni, ad eccezione del Nord America. Qui il calo è stato più marcato, sia per l'indebolimento della domanda stessa sia per l'alleggerimento delle scorte nella catena di fornitura. Le vendite in valuta locale hanno fatto registrare una diminuzione pari al 5 per cento.
Per ovviare a questa tendenza, la strategia è stata quella di avviare una serie di importanti cambiamenti strutturali, tra cui un programma di riduzione costi che ha interessato 2.100 dipendenti, così come le dismissioni di attività ritenute non strategiche. Tutto ciò ha permesso di ricalibrare l'attenzione sull'attività principale di SKF: i cuscinetti e le soluzioni che incrementano l'efficienza delle macchine.
La situazione italiana
Anche per SKF Industrie il 2015 si è confermato "a due velocità: effervescente nella prima parte dell'anno e più cauto nella seconda parte". Così ha esordito Miglietta che ha tenuto a sottolineare come il segno sia comunque positivo.
Il fatturato è infatti cresciuto del 4.5% rispetto al 2014 riportandosi oltre la soglia dei 900 milioni di euro, che aveva caratterizzato gli anni precedenti al 2009. L'utile operativo, escludendo gli oneri straordinari, è stato di 87,3 milioni di euro e il margine operativo ha raggiunto il 9,6%.
Quanto al piano di riorganizzazione aziendale, che ha coinvolto anche la sede italiana, comunicato e avviato dall'azienda a gennaio 2015 e finalizzato alla realizzazione di una struttura organizzativa semplificata, più efficiente e focalizzata sui clienti, ha visto interessate in Italia, a regime, circa 150 posizioni in esubero.
Il contratto collettivo di lavoro SKF, vigente per il triennio 2013-2015, è scaduto il 31 dicembre scorso. L'azienda valuta molto positivamente i risultati conseguenti all'applicazione dell'intesa raggiunta nel 2013 con le organizzazioni sindacali. Le parti hanno deciso di avviare a breve il confronto per addivenire alla definizione del nuovo contratto per il triennio 2016-2018, nell'ottica del rafforzamento di Relazioni Industriali "partecipate" e costruttive con tutte le organizzazioni sindacali.
"L'esperienza del contratto nazionale Skf 2013-2015 è stata estremamente positiva, sia dal punto di vista del coinvolgimento dei lavoratori agli obiettivi e alla strategia dell'azienda per migliorare il servizio al mercato sia per la remunerazione. Nel triennio ha portato infatti ai lavoratori 2.700 euro in più rispetto al contratto nazionale". Lo ha sottolineato Giampaolo Ceva, direttore del personale del gruppo Skf Italia, nella conferenza stampa per presentare i risultati 2015 del gruppo.
Il contratto Skf, firmato dalla Fim e dal sindacato autonomo Fali e approvato dai lavoratori, vincola al rendimento dell'azienda gli aumenti annuali che normalmente sono garantiti dal contratto nazionale. La cifra di 2.700 euro è una media perché una parte dell'aumento è legata agli obiettivi finanziari, l'altra è individuale. La Skf è stata la prima aziendaa sfruttare la possibilità offerta dal contratto nazionale dei metalmeccanici di legare ai risultati aziendali una quota normalmente garantita ai lavoratori. "Riteniamo che sia un'esperienza che debba avere un seguito nel triennio 2016-2018", aggiunge Ceva. Ancora nessun incontro ufficiale, ma i lavori sono in corso.
I dipendenti del gruppo Skf in Italia sono quasi 3.000, più della metà in Piemonte.