Per illustrare la capacità di osservare un fenomeno da diverse prospettive, si parla talvolta di slice and dice ("tagliare e fare a dadini"): come in cucina si taglia una verdura in piccole parti per cucinarla meglio, scomporre un insieme di informazioni permette di capire meglio. Noi abbiamo provato a "fare a dadini" il Facility Management, cercando di analizzare il suo contenuto innovativo dopo oltre trent'anni di vita nel nostro Paese.
In primo luogo, si sono evoluti i servizi che fanno parte della disciplina (lo scope of work, si potrebbe dire): dalla cura delle apparecchiature di un edificio al benessere di chi vi opera, ovvero - semplificando - dal cacciavite alla sostenibilità.
L'attenzione dell'opinione pubblica è cresciuta, ad esempio sul tema dell'efficientamento energetico, spinta anche da nuove prescrizioni normative, come il decreto legislativo 102/14: operando in modo coordinato sulla misurazione dei consumi energetici, l'utente passa da un ruolo passivo (in cui utilizza il bene) a uno attivo di "guida" delle innovazioni da apportare per favorire il benessere (well being). La gestione consapevole è proprio al centro del contributo di Stefano Valentini che richiama l'attenzione sugli edifici scolastici.
Un secondo elemento riguarda il rapporto di partnership per l'esecuzione di un contratto di Facility Management: in funzione dell'emergente complessità, esso si trasforma da "mobilizzazione" a change management. Ciò richiede un cambiamento di cultura, comportamento e mentalità, da implementare con successo e sostenere nel tempo. L'articolo di Luca Fiorucci illustra bene i potenziali ostacoli nella fase di start-up e suggerisce qualche utile accortezza dal punto di vista dei fornitori di servizi.
Questo aspetto conduce al terzo elemento d'analisi, incomprensibile senza un riferimento alle recenti tecnologie ICT e alla business intelligence, ovvero piattaforme con piena integrazione tra dati, disegni, piani di manutenzione ecc. Il CAFM (Computer Aided Facility Management) - come mette bene in luce Vincenzo Paglialunga - si è trasformato in un insieme di sistemi web-based utilizzati in modalità SaaS (Software as a Service) che hanno reso definitivamente possibile una gestione intelligente, dove i dati relativi a immobili, impianti, manutenzioni e risorse vengono elaborati in modo integrato per fornire una soluzione completa e informazioni accessibili e immediatamente interpretabili.
Per guidare un processo così innovativo, però, la figura stessa del Facility Manager subisce un'evoluzione: non più manutentore o responsabile dei servizi generali, aspira a un ruolo decisivo nella vita della società in cui opera.
Il Facility Manager non è più la persona al quale demandare i problemi quotidiani di inefficienze, manutenzioni ordinarie e gestione di ticket, lottando con budget prestabiliti (da altri) che non tengono conto di come la gestione del partimonio influisca sulla produttività di chi lo utilizza. Scompare il Facility Management come centro di costo, per connotarsi sempre più come centro di profitto sostenibile. Questa traiettoria è ben delineata nel contributo di Armando Zuccali che prende ad esempio il retail di lusso - uno dei settori che fa conoscere l'Italia nel mondo - e illustra la rilevanza del Facility Management nel proporre al cliente un'esperienza gratificante durante l'acquisto o la semplice visita del punto vendita.
Roberto Cigolini, Antonio Ive
School of Management, Politecnico di Milano