Introduzione
Il contributo delle prassi di approvvigionamento al miglioramento della sostenibilità dei processi industriali è stato inquadrato in maniera molto efficace dalla conferenza delle Nazioni Unite del 1992 (United Nations Conference on Environment and Development) nel momento in cui la comunità internazionale ha riconosciuto che la tendenza globale dei consumi non era più sostenibile.
In particolare è stato riconosciuto come fossero eccessive le richieste fatte allo stock limitato di risorse del pianeta e alla capacità di gestire i rifiuti generati dalla attività antropiche. Il tema del “consumo sostenibile” è stato sviluppato all’interno del capitolo 4, intitolato “Changing Consumption Patterns”, del ben conosciuto documento “Agenda 21” che ha identificato chiaramente l’importanza dello sviluppo di politiche finalizzate al raggiungimento di cambiamenti significativi nei consumi delle industrie, dei Governi e degli individui. Il tema del consumo e produzione sostenibili (“sustainable consumption and production” - SCP) è stato successivamente sviluppato nel quadro della conferenza di Oslo del 1994 definendolo come “l’uso di servizi e prodotti che rispondono alle esigenze di base e migliorano la qualità della vita riducendo al minimo l’uso di risorse naturali e tossiche nonché le emissioni di rifiuti e inquinanti nel corso del ciclo di vita del servizio o del prodotto per non mettere a repentaglio i bisogni delle generazioni future” (www. sustainabledevelopment.un.org).
La diffusione dei principi legati all’SCP
Sebbene il Capitolo 4 dell’Agenda 21 sia stato probabilmente per anni il meno considerato dei diversi capitoli del documento, negli ultimi anni si è assistito a un importante aumento delle attività sviluppate a diversi livelli per migliorare il “sustainable consumption and production” SCP in tre aspetti principali: acquisti della pubblica amministrazione, processi di acquisto nell’industria e mercato dei beni di consumo.
Uno dei primi ambiti che è stato sviluppato per favorire la diffusione dei principi legati al SCP è stato quello dei processi di approvvigionamento della pubblica amministrazione e delle organizzazioni industriali, sia nella manifattura sia nei servizi, in particolare concentrando la attenzione su una o più dimensioni della sostenibilità (figura 1).
Termini come ad esempio GPP “Green Public Procurement” sono diventati di uso comune e hanno contribuito a far sviluppare processi virtuosi di miglioramento dell’impatto sull’ambiente generato dai processi di approvvigionamento – di beni, lavori o servizi – da parte delle pubbliche amministrazioni che possono arrivare a rappresentare fino al 15-30% del prodotto interno lordo dei governi mondiali (fonte UNEP United Nations Environmental Program). Per poter accedere al mercato delle pubbliche amministrazioni – in particolar modo in Europa ma anche in altri paesi come USA, Giappone, Corea e Cina – le organizzazioni produttrici di beni o fornitrici di servizi o lavori hanno sviluppato nel tempo una maggiore attenzione agli impatti ambientali delle proprie attività e si sono confrontate con dei requisiti di selezione definiti all’interno di documenti pubblici come ad esempio gli europei “EU GPP criteria” o i Criteri Ambientali Minimi (CAM) emessi dal Ministero dell’Ambiente e richiamati dal Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 50/2016).
Gli strumenti sviluppati per il GPP si collocano nel quadro più generale del concetto di “sustainable procurement” definito da UNEP come un processo attraverso il quale le organizzazioni soddisfano i loro bisogni di beni, servizi, lavoro e servizi pubblici in modo da ottenere un buon rapporto qualità-prezzo nel ciclo di vita in termini di benefici non solo per l’organizzazione, ma anche per la società e l’economia, riducendo al minimo il danno per l’ambiente.
La ISO 20400:2017
Il tema dell’approvvigionamento sostenibile è stato oggetto di recente di attenzione anche da parte degli organismi di standardizzazione e ISO ha emesso una specifica norma ISO 20400: 2017 “Sustainable procurement — Guidance” nella quale il sustainable procurement viene definito come una attività di acquisizione di beni o servizi da fornitori che ha gli impatti ambientali, sociali ed economici più positivi possibili sull’intero ciclo di vita e che intende minimizzare gli impatti negativi. I principi sui quali lo standard fonda il suo modello di approvvigionamento sostenibile che una organizzazione può scegliere di applicare sono:
- responsabilità delle organizzazioni rispetto agli impatti generati sulla società, l’economia e l’ambiente;
- trasparenza nelle decisioni e attività che hanno un impatto sull’ambiente, sulla società e sull’economia; la trasparenza è considerata la base per il dialogo e la collaborazione delle parti interessate;
- piena ed equa opportunità per tutti i fornitori per competere e partecipare ai processi di acquisto stabiliti dalle organizzazioni considerando, ad esempio, le specificità relative ai fornitori locali e alle piccole e medie imprese;
- rispetto per gli interessi dei soggetti che possono essere influenzati (i cosiddetti stakeholder) dalle attività di approvvigionamento delle organizzazioni;
- rispetto per le norme di legge, per i codici di comportamento e per i basilari principi dei diritti umani;
- capacità di innovazione dei processi di approvvigionamento e capacità di coinvolgere in questa innovazione la catena di fornitura;
- attenzione agli effettivi bisogni dell’organizzazione al fine di approvvigionare solo ciò che sia effettivamente necessario e cercando nello stesso tempo soluzioni maggiormente sostenibili;
- integrazione delle pratiche di sostenibilità in tutti gli aspetti relativi al processo di approvvigionamento;
- analisi dei costi con una sistematica attenzione al costo nel ciclo di vita dei beni o servizi che vengono approvvigionati.
Sulla base di questi principi, la norma individua gli aspetti chiave da tenere in considerazione nella definizione di politiche e strumenti per l’approvvigionamento sostenibile:
- la struttura organizzativa e la governance dei processi decisionali;
- i diritti umani tenendo in considerazIone i temi della discriminazione e delle specificità di gruppi di soggetti vulnerabili;
- le pratiche di lavoro riguardanti aspetti quali: condizioni di lavoro, aspetti contrattuali e relazionali, protezione sociale dei lavoratori, salute e sicurezza sul lavoro, formazione delle competenze, …;
- l’ambiente declinato nei suoi fattori principali come prevenzione dell’inquinamento, uso sostenibile delle risorse, protezione della biodiversità, …;
- le prassi operative eque che tengano in considerazione gli aspetti di prevenzione della corruzione, di concorrenza leale e di rispetto dei diritti di proprietà;
- le questioni relative ai consumatori che includano ad esempio un marketing corretto con informazioni per i consumatori obiettive e imparziali, aspetti contrattuali, tutela della salute e della sicurezza dei consumatori, incentivazione di un consumo sostenibile anche attraverso il miglioramento della consapevolezza dei consumatori, assistenza e supporto ai consumatori, gestione corretta dei reclami, protezione dei dati personali e privacy, …;
- coinvolgimento e sviluppo della comunità attraverso attenzione alla istruzione e alla cultura, alla creazione di posti di lavoro nella comunità con ricadute sulla creazione di ricchezza e reddito, miglioramento delle condizioni di salute, …;
La trasposizione dei fattori chiave del sustainable procurement nelle prassi delle organizzazioni passa, secondo le indicazioni della norma ISO 20400, attraverso una fase di pianificazione nella quale due momenti appaiono particolarmente importanti:
- analisi dei rischi per la sostenibilità che dovrebbe considerare il rapporto tra il processo di approvvigionamento e gli aspetti tecnici delle forniture, aspetti legati alle diversità culturali in funzione dei paesi di origine dei fornitori, localizzazione dei fornitori (in particolare dei fornitori di servizi o lavori) e struttura della filiera di fornitura con l’obiettivo di considerare non solo i fornitori di primo livello (contratti diretti) ma anche fornitori più distribuiti nella filiera;
- analisi dei costi basata su un approccio di costo globale o “total cost of ownership” prendendo in considerazione i costi legati alle forniture non solo in modo diretto (costo di acquisizione) ma anche distribuito nel tempo (costi di esercizio e manutenzione) o legato a eventi derivanti dall’oggetto/servizio acquistato (costi consequenziali o “event related costs”).
Proprio questi due aspetti del sustainable procurement rendono particolarmente interessante il tema nell’ambito dei servizi di manutenzione e facility management dal momento che tali servizi sono comunque caratterizzati da alcuni fattori che li rendono sensibili rispetto al tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
In primo luogo la filiera di fornitura dei servizi di manutenzione si caratterizza per la sua lunghezza e per la sua estensione disciplinare e territoriale: l’approvvigionamento di un servizio di manutenzione o di facility management vede dietro l’assuntore del contratto una importante quantità di sotto fornitori di discipline differenti (dai servizi alla persona come la ristorazione a servizi all’edificio come la manutenzione meccanica o civile).
Quasi sempre questi subfornitori sono organizzati a loro volta in filiere di fornitura più o meno lunghe e localizzati geograficamente in maniera spesso concentrata e radicata nel territorio rendendo necessaria, da parte del fornitore del servizio di FM, la organizzazione di una filiera di fornitura distribuita sul territorio per fornire servizi a clienti con asset distribuiti.
In secondo luogo i servizi di manutenzione di edifici o infrastrutture possono interagire sensibilmente con la gestione dei rischi derivanti dall’utilizzo di un asset costruito:
- per quanto riguarda i rischi per l’ambiente che può essere impattato dai prodotti e sostanze utilizzati per la manutenzione o che può essere danneggiato dal cattivo funzionamento di un impianto nel caso in cui la sua manutenzione sia stata carente;
- per quanto riguarda i rischi per la sicurezza delle persone che può essere messa in crisi sia nello svolgimento delle attività di manutenzione sia, come nel caso precedente, dalla mancata effettuazione della necessaria manutenzione che può alterare il funzionamento di organi di sicurezza o di altre parti dell’asset.
Conclusioni
Infine le attività di manutenzione e Facility management hanno un legame diretto con il costo globale di un edificio sia, evidentemente, per il controllo dei costi di esercizio e manutenzione sia, forse meno chiaramente percepito dal mercato, per il controllo dei costi consequenziali e cioè i costi derivanti da guasti o danni dell’edificio derivanti da una carente o errata manutenzione.
Giancarlo Paganin,
Department of Architecture and Urban Studies (DASTU), PoliMi