Sostenibilità. Un affare per la Manutenzione

Una nuova sezione, all’interno de “La Voce del CTS”, che ospiterà contributi e riflessioni sulla sostenibilità

  • Novembre 18, 2022
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    Sostenibilità. Un affare per la Manutenzione

Questo articolo vuole essere il primo di altri che riportino in manutenzione i temi legati alla sostenibilità. Come A.I.MAN. vogliamo essere promotori di quanto, il nostro prezioso tessuto economico, possa trarre vantaggi da una buona manutenzione. Vantaggi che non escludono il contributo alla Sostenibilità.

Di recente mi è stato detto che la Sostenibilità è un affare per le alte sfere e talvolta non sempre così scalabile nella quotidianità di tutti.

Forse è vero che allo stato dell’arte, seppur lo si vorrebbe, la sostenibilità non abbia carattere democratico né che sia in mano al “uomo-massa”, ma di certo è un affare per la manutenzione. Vi racconterò il perché.

Partiamo dalle fondamenta e scomodiamo due definizioni, di Sostenibilità e della nostra cara Manutenzione.

Sostenibilità: secondo Schroders, tra le più antiche e importanti società internazionali di Asset Management, per Sostenibilità si intenderebbe “la durevolezza del modello di business di un’azienda sul lungo termine. Quello che vogliamo comprendere è cosa fa sì che una buona azienda resti tale”.

Manutenzione: la norma UNI 13306:2018 definisce la manutenzione come “la combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali durante l'intero ciclo di vita di un'entità che sono destinate a mantenere o riportare l'asset in uno stato tale da poter svolgere la funzione richiesta”.

Il legame è talmente lampante al punto da lasciarci acciecati. Presa quella quota parte di asset fisici, di una qualsivoglia azienda, chi più della manutenzione può darne “durevolezza nel tempo” e facendo sì che l’azienda resti “una buona azienda”? Entrambe si basano su concetti e strategie virtuose con ottica di lungo periodo scongiurando le derive (finanziare e tecnologiche).

Deriva, termine sempre più tristemente ricorrente al giorno d’oggi in finanza, basti pensare ai mercati energetici, ma col quale noi “manutentori” ci siamo dovuti presto confrontare.

È forse sfacciato e riduttivo dire che tutto (o quasi) quello che facciamo, lo facciamo per evitare pericolose derive? Sarebbe forse pretenzioso chiosare che le politiche di predittiva e di manutenzione su condizione servano a identificare/prevenire derive reagendo in tempo congruo per evitare guasti e quindi sprechi di materiali e/o, nei casi peggiori, catastrofi ambientali?

E qui arriviamo al punto. La sostenibilità, declinata nella CSR (Corporate Social Responsability) e nei criteri ESG (Environment Social Governance), accende i riflettori sull’impronta che il nostro business lascia sull’ambiente, eleva l’importanza dell’immagine reputazionale e, parallelamente, stacca la spina a chi non prende chiari impegni o si trova macchiato da un’immagine irrispettosa delle risorse e delle generazioni future.

Il paradigma è cambiato. L’essere efficienti, garantire l’integrità degli asset (si pensi all’intervento di Marcello Pintus ne “Il Mese della Manutenzione” dello scorso maggio) e il considerare la vita di un asset fino al suo smaltimento non sono più orpelli per le aziende più facoltose e strutturate, ma un dovere al quale non ci si può più esimere e il cui risultato dipende (piaccia o no) dalla manutenzione.

Lorenzo Ganzerla, Consigliere, .A.I.MAN.