Space Ship Maintenance

Il tecnico di manutenzione somiglierà sempre più ai Manutentori-Astronauti con una strumentazione avanzata e tecnologica. La differenza la faranno gli strumenti

  • Dicembre 19, 2016
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Nello scorso numero della rivista abbiamo appreso che l’innovazione tecnologica manderà presto in pensione manager di manutenzione e servizi tecnici e richiederà la presenza di manutentori con elevato grado di scolarità, a livello ingegneristico. È un effetto del diffondersi della organizzazione snella, dell’empowerment, ma non solo.

Vi invitiamo a rileggere i nostri APPunti dello scorso numero di novembre, perché la APP di oggi ne costituisce la logica conseguenza.

In Italia fra 2010 e il 2013 il numero di quadri e dirigenti è calato del 54% i quali da 1 milione e 680 mila nel 2010, sono diventati 769 mila alla fine del primo semestre 2013. 910 mila in meno. (fonte: elaborazione su dati Eurostat di Aldai-Federmanager).

Ma il loro ruolo è destinato a ridimensionarsi ulteriormente nella fabbrica 4.0, in diverse funzioni aziendali fra cui la manutenzione.

Non è lontano il tempo in cui il coordinamento della manutenzione, le maggiori scelte manageriali e la valutazione del personale sarà affidata ad un automa, ossia ad un programma software evoluto in grado di apprendere e di comportarsi come e meglio del suo pari umano.

Il Manutentore invece avrà una scolarizzazione più elevata a livello ingegneristico, ma rimarrà un elemento essenziale a sorvegliare e correggere il funzionamento della sofisticata impiantistica nella manifattura 4.0, un po’ come avviene nella Stazione Spaziale Internazionale, dove gli interventi di manutenzione sono seguiti puntualmente e con grande apprensione e richiedono risorse eccezionali, nonostante si registrino non più di due interventi l’anno (fonte: NASA).

Questo numero è dedicato agli strumenti e a questi dobbiamo rivolgerci per capire a che livelli può svilupparsi la pratica manutentiva.

Immaginiamo un esoscheletro che consenta al singolo Manutentore di sollevare pesi rilevanti senza l’aiuto di paranchi o altri attrezzi di sollevamento, o che permetta di guidare con estrema precisione la mano del Manutentore per eseguire un intervento in una posizione particolarmente delicata di una macchina.

Oggi si pensa all’esoscheletro guardando film di fantascienza, che un po’ con i loro sogni sono stati degli anticipatori, oppure a supporto di soldati superdotati oppure ancora la mano robotica del chirurgo che già in questo decennio può operare in remoto usando le tecnologie dell’ICT.

Ora immaginate questi super strumenti nelle mani di un Manutentore, che può richiamare con un visore i disegni e tutti i particolari della macchina, che può utilizzare delle linee guida per eseguire l’intervento, sia sul piano del lavoro, sia su quello della sicurezza, che ha un tempo di lavoro assegnato e controllato secondo dopo secondo, prima della rimessa in moto della macchina.

Fantascienza? No signori, molte di queste cose sono già realtà e lo saranno ancora di più nei prossimi dieci anni.

Molto interessanti per la manutenzione sono gli esoscheletri.

Esistono già esoscheletri che permettono di sollevare pesi superiori a 100 chili, mantenendo un equilibrio e una andatura spedita, senza fare ricorso a strumenti di tipo tradizionale come un carrello, un paranco o un sistema di traslazione.

Esoscheletri che permettono di manovrare utensili molto pesanti o avere mani multi utensili stile Robocop, i quali sono in grado di moltiplicare di 30-40 volte la produttività del Manutentore.

Esoscheletri che permettono alla persona di rimanere in equilibrio in piedi senza stancarsi per molte ore, e la combinazione di tutti questi.

Dei nomi? Naturalmente l’industria automobilistica è in primo piano rispetto allo sviluppo di queste nuove tecnologie, giapponesi e coreani in testa, non necessariamente pensati per la manutenzione, ma facilmente adattabili.

Esiste ad esempio un esoscheletro che trasforma qualunque Manutentore in una specie di Iron Man, al momento potenziando soprattutto le prestazioni fisiche, ma non ci vorrà molto perché queste tecnologie si sposino con schermi virtuali e Big Data, potenziando allo stesso tempo anche le prestazioni intellettuali.

Sul fronte delle prestazioni intellettuali ci sono continue novità. Da anni si stanno sperimentando auto senza conducente, è notizia di qualche mese fa, il test di un autoarticolato senza conducente che ha compiuto un viaggio di 160 chilometri in autostrada, e sono allo studio robot per la guida degli aerei. Tutte attività però piuttosto ripetitive, la manutenzione richiede invece un forte concentrazione e si presta quindi allo sviluppo di protesi che potenzino il Manutentore piuttosto che automi che lo sostituiscano.

Provate voi a parlare durante la guida o a chiacchierare durante un intervento di manutenzione. La prima attività la facciamo tutti, la seconda molto meno.

Il lavoro condotto per anni sulla realtà virtuale ha fatto da apripista a nuovi ed avveniristici strumenti per interagire con la realtà vera, quella che si para di fronte al Manutentore.

Scanner, puntatori oculari, riconoscimento facciale e gestuale, riconoscimento della voce, realtà aumentata, olografia, con la possibilità di fare ricerche, sfogliare, selezionare, dare comandi, senza staccare gli occhi dall’oggetto da mantenere e con Big Data che ci rifornisce amorevolmente di tutto ciò che ci serve per l’azione manutentiva. Il Manutentore chiede consigli ad una specie di Hal 9000, la mente pensante di 2001 Odissea nello Spazio. Il computer diventa uno spazio cognitivo che supporta il Manutentore nella valutazione, prevenzione dei degradi o nella ideazione di strategie riparatorie.

Tutte queste azioni rispettando l’ambiente, senza produrre scarti, residui oleosi, fumi e tante altre forme di micro-inquinamento dovute all’azione manutentiva.

Nel rispetto di una economia circolare, dove la manutenzione sarà un elemento decisivo per evitare la generazione di scarti e il conseguente spreco di risorse.

Il tema della manutenzione è caro ai produttori di fantascienza, c’è persino un gioco mirato alla riparazione delle navi spaziali, anche se purtroppo, come accade anche allo scaltrissimo Scotty, ingegnere capo della Enterprise, risente di una organizzazione di stampo fordista che nelle fabbriche della quarta rivoluzione industriale è stata superata da un pezzo.

Il Manutentore dotato di esoscheletri, visori, realtà aumentata, apparirà un po’ goffo come quell’astronauta che nel 2013 si trovò a fare una passeggiata spaziale per sostituire una pompa ed eliminare una perdita di ammoniaca, sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Ma nella atmosfera della fabbrica 4.0 il Manutentore si muoverà con velocità e scioltezza sconosciuti ai manutentori di oggi, privi di questi accessori tecnologici. E in un contesto organizzativo snello e tempestivo.

Detto questo, auguro a tutti Buon Natale, e arrivederci a gennaio dove in APP affronteremo il tema della organizzazione, in chiave un po’ … futuribile.

Maurizio Cattaneo, Amministratore Unico Global Service & Maintenance Srl