Mi sono laureato in ingegneria meccanica a Napoli con specializzazione in Energie alternative nell'oramai lontano 2002. Uscito dall'università, dopo tanti sacrifici miei e dei miei genitori, ho percepito immediatamente la totale inadeguatezza della mia formazione universitaria al mondo del lavoro. Sensazione unica che solo un laureato con il massimo dei voti (mi è mancata soltanto la lode) può provare. Cominciato, dopo varie avventure, il mio percorso lavorativo, ho pagato lo "scotto" della totale inesperienza pratica a fronte di quel titolo che pesava più di un macigno. Sembrava che l'ingegnere dovesse saper fare tutto di qualunque cosa e spesso mi veniva ripetuto: "sei ingegnere? Ed allora non puoi non saper fare quella cosa".
In realtà applicando il concetto socratico del "so di non sapere", ho cominciato a fare quello che mi riusciva meglio: studiare. Stavolta non sui libri di scuola, ma direttamente da coloro che erano in possesso della conoscenza pratica, provando a dare una spiegazione teorica di tutte quelle procedure che molte volte vengono effettuate senza chiedersi il perché. Unire teoria e pratica era la cosa che più mi interessava; e così come Darth Fener in Guerre Stellari "sono passato al lato oscuro e poco ingegneristico della conoscenza", prediligendo, da quel momento, la parte pratica. Negli anni di lavoro trascorsi in un'azienda che si occupava di costruzione di carrelli ferroviari e manutenzione di veicoli ferroviari, che oggi purtroppo non esiste più, ho avuto e mi hanno dato, la possibilità di fare tante differenti esperienze (operative, gestione del personale, gestione dei sistemi qualità, management) e di contestualizzare le mie conoscenze tecniche generaliste nel settore ferroviario e nel settore della manutenzione. E già da qualche anno ho cambiato idea.
Sono state proprio quelle conoscenze generaliste e terribilmente teoriche apprese negli anni di università, unite ad una forma mentis sempre aperta alla concomitanza dei fenomeni oltre ad una buona dose di umiltà, che mi hanno salvato dalla catastrofe lavorativa e appiattimento lavorativo, ad oggi forse vero problema delle nostre aziende. Ma allora mi considero un generalista o uno specialista? Sicuramente sono uno specialista del ferroviario.
Ma, nel mio settore, non posso non definirmi anche un generalista, contrariamente al pensiero comune che l'ingegnere sia destinato ad essere sempre uno specialista. Da quando poi mi interesso di formazione, mi è sorto un dubbio. Oggi le aziende preferiscono i generalisti o gli specialisti? Come centro di formazione bisogna prediligere un approccio generalista o specialistico alla formazione tecnica che giornalmente eroghiamo?
I segnali che cogliamo dalle aziende e dagli enti di controllo e governance di settore, sembrano favorire l'uno o l'altro approccio a seconda dei momenti e delle esigenze. L'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie ha obbligato tutti gli operatori, le cui attività impattano con la sicurezza dell'esercizio ferroviario, ad intraprendere un percorso di formazione gestito da centri ad hoc da essa riconosciuti, e dimostrare le proprie conoscenze durante una serie di esami abilitativi. Sembrerebbe, quindi, una scelta specialistica. I manutentori che operano sui veicoli ferroviari devono essere dei professionisti del settore. Ma in realtà il veicolo ferroviario è tecnicamente molto variegato; c'è meccanica, elettrica, pneumatica, elettronica.
E non si può esperti di tutto. Eppure le aziende si stanno orientando sempre più verso l'operatore polifunzionale, capace di operare su tutte le parti del veicolo ferroviario. Addirittura alcune imprese ferroviarie stanno richiedendo la figura dell'operatore "polifunzionale di sicurezza" abilitato ad effettuare attività molto differenti:
macchinista, manutentore, verificatore, manovratore. Nelle piccole e medie imprese, raggruppare tutte queste figure in un unico operatore significa abbattere i costi e migliorare la flessibilità dell'impresa, cose fondamentali per aggredire il mercato e creare competitività.
Le aziende richiedono quindi solo dei generalisti? In realtà non è cosi'. Servono entrambe le figure. I generalisti sono utili per le attività ordinarie e per le attività gestionali. Il manager deve essere un generalista. Anzi, per intraprendere una carriera manageriale con risultati importanti, la tensione verso le conoscenze generaliste deve essere una caratteristica innata. Il manager deve avere una visione molto ampia e, conoscere "un po' di tutto", lo rende sicuramente capace di affrontare con forza la gestione del compito assegnatogli.
Il manutentore che effettua la manutenzione ordinaria e correttiva deve essere un generalista. Ma se insorge un problema, se ad esempio, bisogna ricercare un guasto, occorre sicuramente lo specialista. In realtà generalista o specialista si nasce e non si diventa. Il generalista ha fame di conoscere tutto, ma essendo purtroppo la giornata di 24 ore, riesce solo a dotarsi di una "infarinatura" generale, facendo poi tutto e, contemporaneamente niente, in maniera eccezionale. Lo specialista preferisce concentrarsi solo sulla sua passione diventando espertissimo di quel settore e probabilmente disinteressandosi delle conoscenze generaliste.
In futuro, quindi, la formazione del personale non potrà prescindere dalle richieste delle aziende e della governance di settore nel creare le figure che servono. La scelta vincente potrebbe essere l'organizzazione di progetti formativi che dovranno creare inizialmente delle competenze generaliste, battendo a tutti i livelli sulla comprensione dei fenomeni teorici, alla base delle competenze pratiche. Comprendere il fenomeno significa potersi approcciare a tutte le sfaccettature delle attività operative, individuare le differenze, trovare delle soluzioni. Creare, inizialmente, una buona base teorica anche per i manutentori, sarà fondamentale.
Dopo aver plasmato il generalista, solo colui che possiede delle caratteristiche personali da specialista potrà iniziare il percorso formativo specializzante in quel determinato settore sulla manutenzione di quella singola parte del treno. E sarà proprio la sua passione, a farlo crescere e diventare una colonna tecnica della sua azienda. Il generalista invece sarà destinato a funzioni operative/gestionali che rispecchiano il suo carattere. Con questa impostazione, si potrà creare un corretto connubio tra diverse professionalità che opereranno secondo le proprie caratteristiche personali, che parteciperanno ai corsi di formazione per passione, che saranno soddisfatte del proprio lavoro. Questo è alla base per la crescita del settore e miglioramento della sicurezza, tanto ricercate da tutti.
Daniele Fabbroni,
Vice Presidente ManTra,
Amministratore Consuldream