Trattamento delle superfici, etichette e sicurezza

Come liberarsi di rischi ed obblighi

  • Luglio 19, 2018
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    Trattamento delle superfici, etichette e sicurezza

Il XXVII Congresso A.I.MAN., di cui si parla diffusa­mente in altra parte del giornale, ha rappresentato un punto di svolta e l’inizio di un nuovo percorso non solo per la vita dell’Associazione ma anche per la rivalutazione della manutenzione e della sua im­portanza nella vita degli ASSET, di qualsiasi genere essi siano. Naturalmente la strada è ancora lunga e a seconda dei settori, come quello dei trasporti, ci saranno resistenze e distinguo. Soprattutto dovre­mo lavorare per un cambiamento culturale che non trova tutti pronti e convinti (sia in buona fede che no, l’idea che manutenzione sia “martello e scalpel­lo” è ancora viva). Ma avremo modo di riparlarne. Comincia con questo numero una collaborazione con Man.Tra (associazione Manutenzione Trasporti collegata ad A.I.MAN.) che consentirà di approfon­dire gli aspetti più squisitamente operativi dell’atti­vità manutentiva dei trasporti. Ringrazio di cuore il Presidente Man.Tra, nonché coordinatore A.I.MAN. per la Liguria, per la sua partecipazione.

Bruno Sasso

 

In tutte le officine per la manutenzione di veicoli, siano essi rotabili ferroviari o auto­mezzi pesanti, si fa si da sempre un ampio uso di solventi, detergenti e materiali per il trattamento delle superfici finalizzato alla pulizia e lubrificazione delle parti. Tale uti­lizzo è decisamente connesso con rischi am­bientali e per la salute e con la gestione dello stoccaggio e dello smaltimento dei prodotti.

Ai rischi per i lavoratori, non sempre facilmen­te minimizzabili soprattutto nel caso di prodotti volatili e infiammabili, fa riscontro una respon­sabilità di datori di lavoro, dirigenti tecnici e re­sponsabili del servizio di protezione e preven­zione che aggrava il loro compito, dovendosi prevedere idonee procedure di qualificazione dei fornitori e capitolati di acquisto mirati, aree per lo stoccaggio adeguate, conservazione e gestione della relativa documentazione (a par­tire dalle schede di sicurezza), impianti dedicati all’adeguato isolamento rispetto all’ambiente esterno (cappe aspiranti, vasche di decantazio­ne) e processi definiti in maniera rigorosa, sì da essere compresi non solo della documenta­zione di qualità ma soprattutto nel Documento di Valutazione dei Rischi e nei DUVRI legati alla spesso inevitabile presenza di ditte esterne nel­le proprie officine.

Dall’innovazione tecnologica alla semplificazione

Le complicazioni introdotte al processo per garantire la sicurezza dei lavoratori risentono dell’articolato quadro normativo che in Italia si traduce nel noto Testo Unico D.lgs. 81/08 e nel D.lgs 231/01 e sono accompagnate da una serie di convenzioni e Direttive quali:

  • La norma ISO 14001
  • La LEED v4 (U.S. Green Bulding Council)
  • Il regolamento REACH, entrato in vigore nel 2007 e il cui obiettivo è quello di migliorare la conoscenza dei pericoli e dei rischi deri­vanti da prodotti chimici già esistenti e nuovi e, al contempo, mantenere e rafforzare la competitività e le capacità innovative dell’in­dustria chimica europea
  • Regolamento CLP (CE) n. 1272/2008 sulla classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele
  • Regolamento internazionale GHS per la clas­sificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze chimiche
  • Il Decreto sulle sugli agenti biologici BIO­STOFF V
  • La Direttiva CE 1993/13 (“VOC”) sulla imita­zione di emissioni composti organici volatili
  • Quanto disposto dal NSF National Sanitation Foundation rispetto all’omologazione per l’u­tilizzo di prodotti in ambienti alimentari)

Tale situazione induce a una particolare, an­corché giustificata, onerosità nelle operazioni di manutenzione a fronte della quale norma­li attività necessitano di essere correttamente gestite a livello di sicurezza: esempi concreti sono rappresentate dai lavaggi di processo di tutte le tipologie di supporto (materiali ferrosi, leghe, polimeri compositi), le pulizie di pre-ver­niciatura di tutte le tipologie di materiali, o anco­ra i lavaggi di pezzi in manutenzione, collaudo, montaggio.Un approccio parziale, poiché indu­ce costi non facilmente controllabili, è quello di esternalizzare le operazioni di lavaggio dei componenti presso ditte specializzate che at­tuano le stesse mediante l’impiego di officine mobili; queste ultime si recano sul posto e as­sumono esse stesse parte del rischio connesso alle operazioni svolte.

Un approccio radicale

Il progresso nella scienza dei materiali offre oggi opportunità nei processi industriali come quelli di manutenzione e mette a disposizione intere famiglie di prodotti “VOC FREE”, ossia esenti da composti organici volatili, che non presentano inoltre etichettatura di rischio (CLP); tali mate­riali derivano dalla ricerca mirata alle opportu­nità di possibili materie prime derivanti dai rifiuti dell’industria alimentare.

La ricerca nelle biotecnologie ha consentito di massimizzare il grado di protezione ambienta­le, tema affrontato anche in sede di definizio­ne dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) legati al public procurement, mediante l’individuazione e la sintesi di molecole che consentono di agi­re a livello di chimica delle superfici in manie­ra mirata ottenendo risultati molto superiori a quelli di prodotti tradizionali, solventi, che loro natura chimica non puliscono. Infatti l’azione dei solventi è quella di “solubilizzare” lo sporco di­ventando immediatamente saturi, alto consumo di prodotto. I prodotti a base acqua hanno una azione di “rimozione profonda” dello sporco, per cui decontaminano completamente la su­perficie. Un aspetto importante è anche quello energetico-ambientale: molti di tali nuovi ma­teriali consentono lavorazioni a freddo e non presentano particolari necessità smaltimento grazie al continuo riciclo reso possibile dall’as­senza di prodotti solventi.

L’approccio corretto verso l’introduzione di que­sti prodotti e delle relative pratiche di utilizzo non può essere che quello di un’analisi ad opera di professionisti competenti in grado di svolgere uno screening mirato dei processi in essere e dei prodotti utilizzati: ciò al fine di reingegnerizzare i processi stessi pervenendo ad una drastica ri­duzione degli obblighi di legge e soprattutto dei rischi per datori di lavoro ed RSPP.

Rispetto ai prodotti di officina, questi devono risultare efficienti anche laddove, quando tecni­camente possibile, costituiti da “agenti naturali”; occorre dunque si verifichi ad esempio il ricorso a tensioattivi rinnovabili di origine vegetale dalla biodegradabilità elevata e rapida, che sia accer­tata una buona dermocompatibilità, che siano privi di conservanti, che le eventuali sostanze aromatiche siano selezionate in maniera mirata o che il loro uso sia minimizzato, se non evitato del tutto, e che i prodotti siano privi di sostanze da trattare come pericolose quali gli agenti che­lanti come EDTA o NTA.

Il sistema di gestione ambientale aziendale si interseca qui in maniera evidente con l’orga­nizzazione della manutenzione, richiedendo la definizione di alcuni obiettivi comuni quali:

  • Riduzione delle emissioni di sostanze volatili (VOC)
  • Riduzione delle sostanze pericolose
  • Riduzione dei consumi energetici
  • Riduzione del consumi d’acqua
  • Contenimento misurabile della carbon fo­otprint

Conclusioni

Le officine di manutenzione sono ambienti di la­voro caratterizzati da rischi specifici, alcuni dei quali possono essere ridotti in maniera drastica grazie ad opportune scelte rispetto ai materiali impiegati. Un’analisi dei processi mirata all’elimi­nazione delle “frasi di rischio” e delle sostanze volatili, sebbene richieda professionisti specifi­camente preparati, rappresenta un passo fon­damentale per cogliere tale obiettivo comune del responsabile tecnico e dell’RSPP aziendale. Al­cune officine di manutenzione hanno già avviato, con soddisfazione, questo tipo di percorso.

 

Alessandro Sasso Presidente Man.Tra, Coordinatore Regionale A.I.MAN. Liguria