Il secondo convegno dell’Osservatorio Manutenzione 4.0, di cui si parla diffusamente in altra parte della Rivista, ha posto in particolare l’accento sul concetto di Asset Integrity.
Questo ci porta necessariamente alle problematiche della manutenzione delle infrastrutture, in primis quelle del trasporto, che abbiamo sia pur sommariamente trattato nei mesi scorsi e su cui ritorniamo nell’attuale numero della Rivista.
A corollario di questo, dal mare magnum dei discorsi e delle polemiche, vogliamo rimarcare il fatto che si continua a fare molta confusione, anche da organi Ministeriali, sui concetti di Manutenzione Ordinaria e straordinaria. Suggeriamo a questi signori di andarsi a leggere la norma UNI 11063.
Il contributo di Man.Tra di questo mese riguarda la manutenzione dei veicoli ferroviari storici e la riscoperta di impianti e linee dimenticate. Ci auguriamo che al di là delle norme e leggi esistenti si tratti di una nuova consapevolezza e attenzione, sia pure in un settore particolare, verso la conoscenza del nostro patrimonio storico.
Bruno Sasso
La conservazione dei veicoli ferroviari ha ricevuto in Italia a partire degli anni Novanta un grande impulso, anche sulla spinta delle numerose associazioni di volontariato sorte nel frattempo e di una nuova cultura che spinge a valorizzare il patrimonio storico esistente.
Impianti, linee secondarie, rotabili anche di prestigio diventano sempre più un veicolo di business e promozione del territorio, nel quadro di un grande movimento culturale che ha avuto un suo momento di successo nella promulgazione della Legge 9 agosto 2017, n. 128 sull’istituzione delle ferrovie turistiche.
Il ruolo di protagonista indiscusso di questo settore è svolto da Fondazione Ferrovie dello Stato italiane che, raccogliendo la sfida lanciata nel passato da grandi dirigenti ferroviari come Piero Muscolino, grazie all’infaticabile opera del Direttore Luigi Cantamessa ha portato alla creazione di una vera e propria eccellenza a livello mondiale, per quantità, varietà e qualità dei rotabili conservati e mantenuti atti all’esercizio e per un’offerta commerciale su linee dal valore storico-paesaggistico di livello mondiale.
La manutenzione dei rotabili storici
Tutto ciò porta però a una nuova sfida rappresentata dalla manutenzione di questo ingente parco veicoli. Le atipicità sono infatti evidenti:
- Età media, per definizione, avanzata
- Ciclo di vita dei beni tendenzialmente infinito
- Basso grado di standardizzazione dei componenti
- Tecnologie estremamente eterogenee
- Documentazione di manutenzione spesso non disponibile
- Alto grado di dipendenza dalle competenze personali
Il concetto stesso di treno storico è indissolubilmente legato alla locomotiva a vapore, gioia per appassionati e turisti ma anche dolore per le strutture manutentive vista l’ormai esigua diffusione di tecnici specializzati. Le operazioni di manutenzione di una locomotiva di questo tipo richiedono infatti elevate competenze di meccanica - soprattutto per gli interventi relativi al rodiggio e al sistema di distribuzione del moto - e di termodinamica, ormai ben rare a trovarsi negli attuari conduttori di caldaie. La revisione delle stesse rappresenta nel contempo una criticità, stante il basso numero di potenziali fornitori qualificati/qualificabili, ma al tempo stesso un’opportunità di business per quanti sappiano proporsi quale soggetto disposto a co-investire nel settore.
I cosiddetti veicoli leggeri, dai grandi e costosi elettrotreni alle piccole e versatili automotrici, richiedono a loro volta particolari attenzioni, perché un uso saltuario e non corretto unito alla scarsa conoscenza dei singoli impianti porta a rischi come quello che portò purtroppo alla distruzione in seguito ad un incendio dell’ALn 990.2038.
Discorso a parte meritano i veicoli rimorchiati ed in particolare il parco carrozze eterogeneo e diffuso sul territorio nazionale di proprietà della stessa Fondazione o delle ferrovie regionali. Si tratta in questo caso di rotabili caratterizzati generalmente da arredi e finiture particolari, seppur talora spartane, per le quali occorre coniugare una profonda conoscenza delle normative cogenti in materia di sicurezza (impianti elettrici e pneumatici) con la capacità di attuare lavorazioni ormai scomparse, caratteristiche dei reparti falegnameria e selleria.
Ultimo, non ultimo, la lotta ai graffiti: seppur generalmente custoditi in siti dedicati, purtroppo neppure i veicoli storici sono esenti da questo tipo di vandalismi. La tecnologia comincia ad offrire oggi soluzioni all’avanguardia il cui impiego occorre valutare veicolo per veicolo: dai film nanomolecolari che impediscono alle vernici di aderire alle tecnologie di dissuasione che trasformano le superfici in veri e propri microfoni in grado di intercettare il rumore degli spray utilizzati dai vandali e tradurlo in segnali di allarme.
La sfida della formazione
Il restauro di un veicolo d’epoca, fosse anche una piccola elettromotrice, è un’operazione estremamente costosa e di difficile quantificazione a priori, e rappresenta dunque una sfida per le officine di revisione: il risultato non è noto a priori, il rischio di sforare i preventivi è alto.
Quando però il risultato diventa di eccellenza anche l’eventuale disavanzo legato alla singola commessa, ed è questo l’aspetto chiave, può essere il corrispettivo di un investimento volto a formare le professionalità interne e a qualificare il fornitore stesso per tutte le operazioni su veicoli analoghi e per contrattualizzare - se si opera correttamente fin dall’inizio nel quadro di una strategia di investimenti chiara - tutte le operazioni successive di manutenzione corrente e Revisione Generale.
Occorreva, invero, uno stimolo per l’offerta in presenza di una domanda, pur di nicchia, di tutto rispetto e da questo punto di vista il recente orientamento di Fondazione FSI di affidare le commesse di manutenzione a contratti-quadro rappresenta un’opportunità che le aziende fornitrici devono saper cogliere; ciò potendo distribuire il ritorno dei propri investimenti in un adeguato lasso di tempo e soprattutto potendo reperire sul mercato quelle preziose competenze che ancora esistono, trasformandole a loro volta in un capitale da valorizzare formando i manutentori più giovani.
Proprio quest’ultimo tema è invero quello centrale: i treni d’epoca rappresentano non solo la storia di un sistema di trasporto ma anche quella di tutte le tecnologie impiegate: quale laboratorio migliore per sviluppare e mantenere tutte le competenze necessarie?
Alessandro Sasso, Presidente Man.Tra, Coordinatore Regionale A.I.MAN. Liguria