I servizi di manutenzione sono rimasti per anni ancorati ad una serie di mantra che sembravano immutabili: la manutenzione preventiva, con la sua coda verso la on-condition e la predittiva e meno verso la migliorativa, l’ingegneria di manutenzione, gli studi affidabilistici dalla FMECA alla RCM, il TPM, e molte altre materie di studio manutentive, nate fra gli anni ’60 e gli anni ’70 (addirittura l’FMECA nel 1949), che noi ingegneri anziani abbiamo imparato studiando le mitiche Military Standard, del Dipartimento della Difesa USA, e le tecniche produttive giapponesi dalla Toyota in poi.
Oggi, invece, negli ultimi tre-quattro anni, in manutenzione tutto sta cambiando e non solo nel settore Automotive, che per la sua attualità ho preso a riferimento in questo articolo:
C’è il filone della Economia Circolare, dove la manutenzione ha un ruolo di primo piano nel prolungare la longevità dei sistemi, nell’Upcycling, e un rinnovato entusiasmo per la capacità di riparare suo tradizionale ambito di esistenza (vedi ad esempio il mondo di IFixIt.com).
C’è la Industria 4.0, che utilizza la fabbricazione additiva e l’automazione diffusa sia nell’handling sia nella produzione, con una moltitudine di robot sparsi per la fabbrica. E qui gli effettivi di produzione spariscono lasciando il passo alla manutenzione professionale.
Ci sono le Smart Grid, e un nuovo modo di produrre e consumare l’energia, che richiede numerose risorse manutentive distribuite sul territorio.
C’è una progressiva diffusione delle materie prime seconde, dove gli scarti di una azienda divengono materia prima per un’altra, con la necessità di riprogettare intere sezioni del sistema produttivo e della relativa manutenzione.
C’è una trasformazione nel mondo dei ricambi specifici o a disegno, la cui costruzione sempre più spesso viene affidata a stampanti 3D che montano testine in grado di costruire manufatti metallici con precisioni vicine al micron. Da oggi ai prossimi 4-5 anni, ciò comporterà grandi cambiamenti nella logistica della manutenzione.
Per citare solo le linee evolutive a più rapida crescita.
Tutti questi cambiamenti comportano enormi divari formativi fra le generazioni e fra scuola e mondo del lavoro.
In Italia, fortunatamente, diversi enti sono in pista per colmare i gap e trasformarli nella competitività prossima ventura.
In testa c’è il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), con il programma della “Buona Scuola” ed i relativi investimenti nella innovazione e nell’alternanza scuola-lavoro, ed il piccolo gruppo dell’INDIRE (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa) che fa una importante azione di monitoraggio delle eccellenze formative scolastiche ed extra-scolastiche presenti sul territorio. Cui seguono una discreta pattuglia di imprenditori privati che hanno compreso il valore di investire nei giovani e nelle loro capacità di produrre innovazione e percorsi creativi.
E i giovani non stanno a guardare.
Il settore Automotive con l’intera catena di fornitura che serve le principali aziende automobilistiche, è interessato da numerose e insistenti richieste di qualità in manutenzione riassunte nella nuova normativa IATF, e ne sempreverde procedura del WCM (World Class Manufacturing) cui abbiamo riferito negli scorsi numeri della rivista, e ora anche da suggestioni innovative che provengono “dal basso”.
Ci riferiamo al progetto Formula Arduino, che emula in scala 1:10 la ABB FIA Formula E Championship (formula E), e le sue auto green, dedicata esclusivamente a veicoli spinti da motori elettrici.
La Formula Arduino è stata ideata a Forlì, da un gruppo di studenti del liceo scientifico “Fulcieri Paulucci di Calboli” (un eroe forlivese della prima guerra mondiale che affonda le sue radici familiari in epoca medievale nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini), dove recentemente è stato istituito un Club di Robotica.
I ragazzi hanno progettato e realizzato la scocca e le restanti parti dell’auto usando stampanti 3D e sistemi di progettazione CAD, integrandole con componentistica commerciale, le hanno dotate di potenti motori elettrici che consentono alle auto di raggiungere una velocità di oltre 100 chilometri orari, il tutto con un controllo remoto operato da sistemi Arduino e Raspberry. E, infine, dopo i test, le hanno preparate per un confronto fra il Liceo e il vicino ITT (Istituto Tecnico Tecnologico) Guglielmo Marconi.
La competizione si terrà il 4 giugno a Forlì, sulla pista di atletica del Liceo, trasformata per l’occorrenza in un autodromo, ed i ragazzi si sono organizzati in due team (di 22 persone) in competizione fra loro, che comprendono piloti, ingegneri di pista, manutentori, addetti al marketing, simulando una vera attività tecnico-commerciale.
La Formula Arduino rappresenta da un lato la sintesi delle conoscenze che i ragazzi hanno appreso nei percorsi scolastici di Meccanica, Elettronica e Informatica, ma, come sostiene la preside Susi Olivetti, da un altro lato “rappresenta la scuola che i ragazzi desidererebbero”, al di fuori della didattica e dei modelli scolastici tradizionali.
La Formula Arduino, non è certo un caso isolato. Basta osservare i numerosissimi progetti realizzati da giovani studenti e presentati allo School Maker Day di Bologna, il quale, parafra sando Ippocrate, ha per motto “noi siamo quello che facciamo” e si è tenuto quest’anno l’11 e il 12 maggio presso l’Opificio Golinelli. O alle Olimpiadi della Robotica organizzate dal MIUR a Milano presso il Museo della Scienza “Leonardo da Vinci”, dal 21 al 23 maggio 2018. Il liceo di Forlì è presente alle olimpiadi con ben 5 progetti finalisti su 30 a livello Italia, ma 8 su 30 sono in Romagna, che si sta rivelando terra di eccellenza per la robotica.
Le esperienze che questi giovani conducono nella scuola secondaria superiore e nei FabLab, sono la premessa affinché approdi alle imprese una nuova generazione di tecnici preparati e anche con una buona esperienza alle spalle maturate in progetti dove prevale il mantra dell’imparare facendo, e dotati al tempo stesso di un buon livello di competenze manutentive.
Nelle industrie dell’Automotive, se ai percorsi evolutivi in atto si aggiungono la disponibilità di ragazzi adeguatamente formati nelle scuole superiori e nei FabLab, e di sistemi informativi che tracciano i principali percorsi organizzativi da seguire, potremmo assistere ad una importante discontinuità nelle performance offerte dalle nostre imprese e ad un rinnovato interesse per la manutenzione come strumento evolutivo a vantaggio delle aziende, per raggiungere una “elevata competitività prossima ventura”.
Maurizio Cattaneo, Amministratore di Global Service& Maintenance