RIVOLUZIONE 4.0? Si, è un fenomeno diventato familiare per gran parte degli addetti ai lavori e la sequenza evolutiva è ben assimilata: motore a vapore, poi quello elettrico, negli anni ’70 l’automazione, ed ora, una quarta ondata tecnologica trasforma l’industria, modificando gli impianti produttivi più velocemente di quanto possiamo immaginare: molte soluzioni smart sono già applicate.
Come insegna l’Economia dell’Innovazione, ciò determina un progressivo aumento delle basi di installazione e conseguente accelerazione dello sviluppo tecnologico, basato anche sulla sperimentazione creativa. Non intendo dilungarmi su aspetti ormai conosciuti, bensì invito a riflettere sulla questione del rapporto uomo/macchina e di come potrà variare: grazie all’Internet Delle Cose industriale, per esempio, le macchine saranno in grado di comunicare tra di loro mentre imparano lavorando al fianco degli esseri umani, il che le renderà più efficienti rispetto ai predecessori, ma non riusciranno, almeno per il momento, a sostituirli completamente. È doveroso puntualizzare: il cambio tecnologico modificherà giocoforza anche assetto e flussi dei posti di lavoro, e tutto ciò dovrà comportare un cambio culturale, anche nella tutela della risorsa umana.
Ma quale è stata l’evoluzione della Sicurezza Sul Lavoro? E ancora… sarà in grado di cambiare coerentemente al nuovo assetto?
Diamo un rapido sguardo allo sviluppo negli anni:
- Secolo XIX: avvento della grande industria, prime tutele del lavoro minorile
- Primi Novecento: prime tutele per il lavoratore
- Periodo post bellico Grande Guerra: prime leggi sulla prevenzione degli infortuni ed approvazione del codice penale, art.437 tutt’ora vigente (delitto di rimozione cautele contro gli infortuni)
- Costituzione Repubblica Italiana, si definisce che la libera iniziativa economica non può ledere sicurezza e dignità umana.
- Periodo post bellico Seconda Guerra Mondiale: nascita del corpus normativo prevenzionale, DPR 547 (1955), DPR 303 (1956), DPR 164 (1956).
- Anni ’80, istituzione della direttiva “madre” (n° 89/391/CEE) , che rende la tutela del lavoratore un valore Europeo.
- Dagli anni ‘90 ad oggi si è avuto forse il periodo più intenso di miglioramenti, con la emanazione del Decreto Legislativo 626 ed altri complementari e più specifici, fino alla concretizzazione dell’attuale Testo Unico sulla Sicurezza, decreto legislativo n°81 del 9 aprile 2008.
Il filo che collega tali passaggi è parallelo ai cambiamenti tecnologici, ma anche sociali e culturali.
Per concretizzare, nel nuovo cambio di paradigma dobbiamo aspettarci di dover ancora modificare l’approccio, ora spostando l’attenzione sulle nuove tecnologie, ma anche consolidando determinate scuole di pensiero e metodologie “universali”.
Come affermava il sociologo Max Weber all’inizio del XX secolo «…l’azienda moderna può essere costruita e sviluppata sulla base di un modello organizzativo capace di orientare mediante norme e prescrizioni di comportamento razionali, frutto di lavoro scientifico di individuazione delle prassi più efficaci… ». Trasposizione all’epoca attuale a parte, credo che tale metodologia possa corrispondere allo strumento detto “Normativa Tecnica“, guida insostituibile alle attività professionali.
Il contributo dell’articolo dedicato alla sicurezza ferroviaria mette in evidenza l’importanza di seguire la norma per orientare verso una gestione preventiva del rischio, ancora in fase di progettazione.
Consideriamo inoltre che le macchine verranno progettate tenendo conto delle innovazioni informatiche affidando ad esse anche la gestione della sicurezza: nell’articolo dedicato alla Cybersecurity comprendiamo come una violazione dei sistemi di controllo possa mettere a repentaglio gruppi di lavoratori. In sintesi, Safety e Security non potranno essere disgiunte, ma concorrenti alla medesima valutazione di rischio. Il lavoratore umano, quindi, dovrà progressivamente collocarsi in un contesto di montaggio e produzione che, sempre più incessantemente, modificherà nel tempo il suo modo di operare, ma come leggeremo nell’articolo dedicato alla manutenzione in sicurezza, si dovrà perseguire l’investimento per valorizzare il capitale umano, coniugazione con la tecnologia.
Un solo numero non è esaustivo per trattare adeguatamente tali implicazioni, ma rimane la volontà di proseguire nelle prossime edizioni.
Buona lettura.
Fabio Calzavara, Coordinatore Regionale Triveneto A.I.MAN.Safety & Maintenance Manager, Piovan Spa
[l'articolo è l'editoriale di apertura del numero di giugno 2017 di Manutenzione T&M, ndr]