La manutenzione degli asset fisici – alle diverse scale che vanno dal singolo impianto, all’edificio fino alla città – si sta sempre più spesso confrontando in questi ultimi anni con il tema dei cosiddetti “X-events” o “extreme events”. Il termine è in uso da molti anni e, nel corso del tempo, ha assunto un significato sempre più ampio a indicare quegli eventi che si collocano al vertice di una ipotetica scala gerarchica delle diverse sorgenti di rischio che possono impattare sul benessere delle persone, sull’ambiente, sulle organizzazioni, sulla società e sulle proprietà.
In letteratura il termine “extreme event” comincia a essere utilizzato in maniera sistematica negli anni ’60 del secolo scorso in ambiti disciplinari legati a eventi naturali come la climatologia, la meteorologia e la geologia fino a divenire termine comune, negli anni ’80, anche nelle scienze sociali e comportamentali ad indicare eventi generati da attività o comportamenti umani. X-events sono quindi non solo terremoti, inondazioni, siccità, ondate di calore o tsunami ma anche guerre, terrorismo, scioperi, pandemie, scarsità di risorse, etc. Assumendo quest’ampia accezione del concetto di evento estremo, appare evidente che questi anni vedono una oggettiva concentrazione di X-events, di varia natura e genere, che impattano sugli asset fisici in modo assolutamente rilevante e richiedono a chi si occupa di manutenzione di confrontarsi sempre più da vicino con questi eventi. Da un lato è necessario che si aggiorni il quadro di agenti e azioni che possono interagire con gli asset fisici modificando e aggravando, rispetto ai comportamenti conosciuti, i fenomeni di degrado e obsolescenze richiedendo come conseguenza una modifica di prassi e comportamenti per mantenere gli asset in condizioni di svolgere le funzioni previste. In questo senso basti pensare alle modifiche di prassi e azioni manutentive sugli impianti di climatizzazione degli edifici che sono state necessarie per gestire il rischio di contaminazione biologica da Sars-COV-2. Dall’altro lato è altresì fondamentale che i processi di manutenzione siano sempre più affrontati in una prospettiva di gestione del rischio con la consapevolezza che una manutenzione adeguata permetterà agli asset di funzionare correttamente anche in caso di X-events. Si pensi in questo senso alle criticità che sempre emergono, in caso di precipitazioni intense, a seguito di carente o addirittura mancante manutenzione dei sistemi di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche.
Parlare di X-events porta necessariamente a confrontarsi con il concetto di resilienza, ambito di studio nel quale il confronto con gli eventi estremi è alla base di ogni ragionamento. In questo senso non si può non fare un breve accenno al tanto atteso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR) che ha fatto diventare familiari dei concetti come quello della digitalizzazione e della tutela del territorio e della città ai quali possono essere ricondotti i due articoli di questo numero dedicato al facility management:
- un articolo affronta il tema del trattamento dei dati e del machine learning applicati alla manutenzione predittiva come punto di vista del rapporto tra manutenzione e digitalizzazione, purtroppo a volte sottovalutato a favore di approcci digitali più intuitivi;
- un articolo affronta le criticità dei processi di facility proponendo strumenti di controllo dei processi centrati sul tema del processo di censimento degli asset.
Giancarlo Paganin, Department of Architecture and Urban Studies (DASTU), Politecnico di Milano